di Ana Berberi
La celiachia è una patologia multifattoriale autoimmune che insorge in soggetti geneticamente predisposti. È caratterizzata da una risposta immunitaria irregolare al glutine, una proteina presente nel grano, nell’orzo e nella segale. Trattandosi di un’enteropatia auto-infiammatoria permanente, danneggia l’intestino tenue e si manifesta con sintomi gastrointestinali e problemi di salute sistemici quali anemia e osteoporosi. Nonostante si annoveri tra le patologie autoimmuni più comuni, interessando oltre l’1% della popolazione mondiale, a oggi non esistono farmaci approvati per il suo trattamento. Per questo motivo, l’unica alternativa praticabile per i pazienti celiaci è di evitare scrupolosamente il contatto con le fonti di glutine presenti nel cibo.
Al fine di migliorare le condizioni di vita dei celiaci, un nutrito gruppo di ricercatori si è posto l’obiettivo di intervenire su alcuni punti critici, cercando di interrompere la risposta immunitaria dell’organismo al glutine. Attraverso l’analisi degli enzimi dei microrganismi che vivono in terreni acidi e sfruttando i progressi della tecnologia, gli scienziati stanno sviluppando enzimi in grado di degradare i peptidi derivati dal glutine e resistenti alle dure condizioni del tratto gastrointestinale, affinché le proteine agiscano in modo del tutto analogo a un farmaco. È in corso uno studio condotto dalla nota azienda farmaceutica TAKEDA in cui TAK-062, un possibile futuro farmaco, ha già superato i test clinici di efficacia e sicurezza in vivo degradando il 97% del glutine dopo 20-35 minuti dall’assunzione. Questo enzima può disintossicare efficacemente i milligrammi di glutine che vengono spesso inavvertitamente ingeriti dai pazienti celiaci e migliorare significativamente la loro qualità di vita.
Altri gruppi di ricerca stanno esplorando la possibilità di incorporare gli enzimi che degradano il glutine direttamente nelle farine dei prodotti alimentari. L’enorme sfida da superare rimane la naturale sensibilità degli enzimi alle alte temperature a cui sono esposti durante la cottura; mentre la scomposizione del glutine costituisce una strategia promettente e ampiamente esplorata, i ricercatori stanno sviluppando nuove terapie per bloccare a valle la risposta immunitaria al glutine. Sono già in fase di studio clinico diversi farmaci che prevengono la forma immunogenica del glutine a livello dell’intestino tenue.
Infine, si sta lavorando sulla realizzazione di vaccini in grado di rendere i pazienti celiaci tolleranti al glutine. Tutti questi studi, nel loro insieme, mirano in un futuro non troppo lontano ad alleviare il peso che la celiachia comporta nella quotidianità dei soggetti affetti.