Una convenzione per dire No More!
Il 15 gennaio 2013 a sottoscrivere la Convenzione nazionale No More! sul tema del femminicidio assieme alla Città di Torino hanno aderito molti soggetti. In una partecipata riunione congiunta della IV Commissione Consiliare Permanente con la Commissione Diritti e Pari Opportunità, fortemente voluta dalle rispettive presidenti Maria Lucia Centillo e Domenica Genisio, la Sala Rossa di Palazzo civico ha ospitato i rappresentanti delle aziende sanitarie, dei centri universitari, di tante associazioni e organismi che si adoperano sul tema dei diritti di genere e, più in generale, dei diritti civili.
Sottoscrivere la Convenzione non è un atto simbolico, bensì un impegno ad agire contro la violenza maschile sulle donne e ad essere testimoni di tale messaggio. È questo l’obiettivo della Convenzione, promossa nel 2012 da un cartello di associazioni di donne e realtà della società civile che condividono da tempo «un forte impegno per contrastare, prevenire e sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne e sui diritti umani».
Anche Farmacie Comunali Torino Spa ha sottoscritto la convenzione per testimoniare il messaggio di NoMore!
Le parole per descrivere la violenza contro le donne
di Laura Onofri referente “SeNonOraQuando?” Torino
Credo che affermare che la definizione di femminicidio sia un’invenzione giornalistica, è prima di tutto non conoscere a fondo questo fenomeno e in quale contesto e perché sia stato coniato questo neologismo.
Femminicidio significa uccidere una donna in quanto donna e non è un’invenzione giornalistica, ma come ricorda giustamente l’avvocata Barbara Spinelli nel suo libro
“Il termine Femmicidio (femicide) è stato diffuso per la prima volta da Diana Russell che, nel 1992, nel libro Femicide: The Politics of woman killing, attraverso l’utilizzo di questa nuova categoria criminologica, molto tempo prima di avere a disposizione le indagini statistiche che ci confermano ancora oggi questo dato, “nomina” la causa principale degli omicidi nei confronti delle donne: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «perché donna». “Il concetto di femmicidio si estende aldilà della definizione giuridica di assassinio ed include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l’esito/la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine.”
La teoria di Diana Russell diviene universalmente nota ed utilizzata da numerose scienziate per analizzare le varie forme di femmicidio (delitto d’onore, lesbicidio ecc.).
Nello specifico, viene ripresa dalle sociologhe, antropologhe e criminologhe messicane per analizzare i fatti di Ciudad Juarez, e viene adattata a descrivere non solo le uccisioni di genere ma ogni forma di violenza e discriminazione contro la donna “in quanto donna”.
Femminicidio (feminicidio) è per Marcela Lagarde «La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine -maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale- che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia».
Credo che anche usare un linguaggio corretto aiuti a combattere la violenza contro le donne. Abbiamo bisogno di contrastare i modelli culturali affermando che questo fenomeno è strettamente correlato alle discriminazioni e al maschilismo ancora presente nel nostro Paese.