Insegnare ai bambini a relazionarsi con il cibo

di Veronica Scalvini

L’insorgenza dei disturbi del comportamento alimentare sta diventando sempre più precoce. Per disturbi come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il Binge Eating Disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), l’età tipica di insorgenza era, fino a pochi anni fa, quella dell’adolescenza. Oggi, però, questa soglia si è abbassata notevolmente. Fenomeni come il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) stanno emergendo anche tra i più piccoli, disturbi che non sono tipicamente associati all’età evolutiva. Assistiamo sempre più frequentemente a bambine che si guardano allo specchio e affermano di non piacersi, a bambini in età scolare che sentono il bisogno di controllare la propria alimentazione per gestire il peso, e a piccoli che mangiano di nascosto per affrontare emozioni sgradevoli.

In un contesto così allarmante, è fondamentale che i genitori vengano educati a dialogare apertamente con i propri figli riguardo al cibo e all’immagine corporea. Questo approccio può aiutarli a mantenere un rapporto sano e spontaneo con il cibo, nonché una visione neutrale del proprio corpo. Per un bambino, la famiglia rappresenta il modello più significativo, e nei primi anni di vita, le azioni dei genitori hanno un impatto maggiore rispetto a quelle di chiunque altro. Pertanto, il modo in cui si discute del cibo in famiglia non deve essere sottovalutato, poiché costituisce un elemento chiave nello sviluppo di schemi alimentari che verranno interiorizzati e mantenuti fino all’età adolescenziale e adulta. Non è solo importante riflettere su come parliamo di cibo durante i pasti, ma anche su come ci relazioniamo ad esso in altri momenti della giornata. Anche le conversazioni che abbiamo con gli altri, quando i bambini non sono direttamente coinvolti, possono avere un peso significativo. Per esempio, se stai condividendo con un’amica la tua ultima dieta in presenza di tua figlia, o se lodi qualcuno per aver perso peso grazie a un programma dimagrante, stai inviando messaggi ambivalenti e confusi ai tuoi bambini. Questo potrebbe portarli a vedere il cibo come qualcosa da limitare e il corpo come qualcosa da modificare.

È importante proteggere i bambini, per quanto possibile, dai messaggi derivanti dalla cultura della dieta. Uno dei messaggi più diffusi all’interno di molte famiglie è la classificazione dei cibi in “buoni” o “cattivi”, “giusti” o “sbagliati”, “sani” o “schifezze”. Perché evitare questi termini? Questa distinzione conferisce al cibo un valore morale, portando i bambini a sentirsi “bravi” quando mangiano cibi considerati “giusti” o “sani” e “non bravi” quando scelgono cibi “sbagliati” o “non sani”. Invece di adottare questa visione binaria, possiamo spiegare ai bambini che ci sono cibi altamente nutrienti che forniscono l’energia necessaria per crescere, giocare e andare a scuola, proprio come una macchina ha bisogno di benzina per funzionare. Altri cibi, pur offrendo meno energia e non essendo fondamentali per il corpo, possono essere inseriti come spuntini o consumati dopo aver mangiato alimenti più nutrienti. Questi ultimi, come i dolci, possono fornire gratificazione e piacere, senza però compromettere il loro rapporto con il cibo. Non demonizzare certi cibi e consentire ai bambini di integrarli nella loro alimentazione in modo appropriato rende una barretta di cioccolato allettante quanto un piatto di pasta al pomodoro. Ricordiamoci che il nostro cervello tende a ricercare ciò che è vietato o proibito! Quando tutti i cibi sono presentati in modo neutrale, i bambini sono più inclini a regolarsi spontaneamente e a mangiare in base alle proprie necessità (come ho già accennato nelle scorse puntate, sono perfettamente capaci di autoregolarsi!). Fino ad ora, abbiamo parlato di cibo in termini di energia. Questo approccio semplice e concreto aiuta i bambini a comprendere e interiorizzare la funzione degli alimenti nel nostro organismo. Se invece utilizzassimo concetti più complessi, come: “Mangia le verdure perché sono ricche di vitamine!”, rischieremmo di presentare loro idee troppo astratte e prive di connessione con la realtà immediata. Iniziate a educare i vostri bambini all’alimentazione partendo da un livello base e, man mano che crescono, potrete aumentare il grado di specificità!

Chiuso il capitolo sul cibo, ora passiamo a quello riguardante il corpo. Se i vostri bambini vi sentono lamentarvi continuamente del vostro aspetto fisico, delle vostre forme e di quanto non vi piaciate, è probabile che sviluppino un’immagine corporea negativa. Parlare in modo critico del proprio corpo può infatti generare insoddisfazione corporea anche in chi ascolta, compresi i bambini. I bambini assorbono tutto come spugne e, già a partire dai sei anni, sono in grado di comprendere il concetto di dieta restrittiva. È quindi fondamentale che, almeno nell’ambito domestico, ci si rivolga al corpo con neutralità. In questo contesto, può essere utile spiegare ai bambini che nel mondo esistono corpi di forme, taglie e colori diversi e che questa varietà è ciò che rende la normalità. Possiamo anche far loro capire che non a tutti piace parlare del proprio corpo o ricevere commenti e opinioni su di esso. Pertanto, quando interagiscono con i loro amici, sarebbe preferibile fare complimenti sulla simpatia, sulla bravura o su altre qualità della persona, piuttosto che sul suo aspetto fisico. Proteggendo i bambini dall’idea di un corpo “ideale”, li aiutiamo a resistere alla cultura della dieta e alla pressione sociale di conformarsi a determinati canoni di bellezza.

Infine, è importante estendere il concetto di neutralità anche all’ambito sportivo! Anche in questo caso, è meglio evitare di collegare l’attività fisica alla modifica del peso corporeo. Come genitore, il tuo compito è fornire al tuo bambino l’opportunità di muoversi, poiché il movimento rappresenta un piacere per i più piccoli. È fondamentale lasciarli liberi di scegliere quale attività li stimola di più e li rende soddisfatti, permettendo loro anche di decidere per quanto tempo dedicarsi a essa. Ricordiamoci che i bambini sono in grado di autoregolarsi anche in questo aspetto, quindi fidiamoci delle loro capacità!