Di Ombretta Rubicondo
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha designato il “Healthy Ageing” o “invecchiamento attivo e in salute” come la principale sfida globale per il decennio 2020-2030. L’obiettivo è raggiungere i traguardi del piano di azione che unisce istituzioni, governi, professionisti, media e settore privato nella promozione di una qualità di vita migliore per gli anziani e le loro famiglie. Invecchiare in salute è un diritto universale e cruciale non solo per l’individuo, ma per l’intera società. Nonostante l’inizio di questo decennio sia stato segnato dalla pandemia, che ha avuto un impatto particolarmente grave sugli anziani, i governi e i centri di ricerca stanno lavorando per superare i pregiudizi sull’invecchiamento, rendere le città più accessibili per gli anziani e garantire le cure mediche necessarie. Tuttavia, resta ancora molta strada da percorrere.
Secondo l’ISTAT l’Italia si colloca tra i paesi più longevi d’Europa, insieme a Spagna, Svizzera e altre decine di paesi, ma rappresenta anche il paese in cui si riscontrano i maggiori problemi di salute a partire dai 75 anni di età a causa dell’incremento delle patologie croniche, della multicronicità e delle limitazioni motorie. Come afferma l’OMS nel suo piano di azione, mantenere un buon stato di salute aggiunge vita agli anni, permettendo agli anziani di continuare a partecipare attivamente alla comunità e di contribuire al suo rafforzamento. Tuttavia, la realtà spesso dipinge un quadro diverso, con molti anziani che vivono in condizioni di salute precarie, isolamento sociale o completa dipendenza da caregiver, siano essi familiari o professionisti. Questa situazione ha effetti negativi significativi sulla società.
Non è raro imbattersi in questa realtà, sia che siate professionisti della salute sia che vi troviate improvvisamente coinvolti in essa. È comune trovarsi a conversare con anziani affetti da patologie croniche che si sentono soli, privi di prospettive e trascurati dalla società. Questi individui non sono solo pazienti, ma portano con sé il peso delle loro storie personali, che condividono con chi li ascolta. Pur avendo esperienze diverse, tutti hanno in comune la sensazione di essere invecchiati e diventati invisibili agli occhi degli altri. È su questo punto che l’OMS sta cercando di concentrare gli sforzi, implementando azioni a vari livelli per promuovere un invecchiamento sano, prevenire malattie e migliorare lo stato di salute, riducendo anche le disuguaglianze di genere.
Quest’anno, a Cosmofarma, si è presentata l’opportunità di trasformare la farmacia in un “longevity hub” grazie alla collaborazione tra Unifarco e il Policlinico Gemelli di Roma. Non si tratta solo di una sfida o di un sogno, ma di un’importante opportunità. Questo rappresenta un punto di partenza per permettere ai senior di utilizzare la farmacia territoriale come un punto di riferimento per la prevenzione e la consulenza personalizzata, con l’obiettivo di migliorare lo stile di vita e promuovere una longevità sana.
Non è sufficiente essere presenti solo durante la fase di cura delle malattie croniche; è fondamentale intervenire già nella fase di prevenzione. Questo richiede una collaborazione stretta tra medici e farmacisti. Diffondere la cultura del benessere è sempre più cruciale in un’epoca in cui le scelte quotidiane, come l’alimentazione, l’attività fisica e un approccio sano alla vita, possono avere un impatto positivo duraturo.
Guardare ad altre culture può aiutarci a riconoscere e apprezzare le fortune che spesso sottovalutiamo, e a prendere coscienza del nostro potenziale non sfruttato come comunità. In una società ideale, nessuno dovrebbe essere lasciato indietro e l’età non dovrebbe essere un fattore discriminante che mina il senso di scopo. Ci sono luoghi nel mondo dove con il passare degli anni si rafforza il proprio ikigai anziché perderlo. Perché non partire da questo esempio per costruire le basi di un futuro in cui la prevenzione e la salute siano al centro della collaborazione comunitaria?
Si tratta dunque di una sfida o di un’opportunità? Difficile a dirsi ma, in ogni caso, è bene procedere un passo alla volta.