Il diabete mellito nel cane e nel gatto

di Federica Porta

Il diabete mellito è una malattia causata dalla completa o parziale carenza di insulina, l’ormone secreto dal pancreas e deputato a regolare la quantità di zuccheri nel sangue, con conseguente incapacità dei tessuti di assimilare il glucosio come fonte energetica. Ciò comporta un aumento del livello di glucosio nel sangue e, dunque, persistente iperglicemia. 

Nel cane la forma più frequente di diabete mellito è quella di tipo I, caratterizzata dalla ridotta disponibilità di insulina che si verifica a seguito della distruzione di specifiche cellule pancreas; benché le cause non siano del tutto note, sono probabilmente riconducibili a reazioni autoimmuni.

Nel gatto, invece, è più frequente il diabete di tipo II in cui alla ridotta produzione di insulina si aggiunge una minore sensibilità dei tessuti nei confronti dell’azione dell’ormone. Numerosi studi hanno dimostrato come l’obesità e un’alimentazione scorretta predispongono il gatto a una maggiore possibilità di genesi della malattia.

ll diabete mellito colpisce generalmente cani di età medio-anziana, con un picco nei soggetti tra  7 e 9 anni e prevalentemente femmine sterilizzate.

I sintomi del diabete sono:

  • poliuria: aumento della produzione di urina;
  • polidipsia: aumento della sete;
  • polifagia: aumento della fame;
  • perdita di peso.

I gatti diabetici, inoltre, possono presentare torpore, disidratazione, cattiva qualità del mantello; tra le manifestazioni evidenti della neuropatia diabetica, si registrano la debolezza degli arti posteriori, la diminuzione della capacità di saltare e una postura plantigrada in stazione quadrupedale o durante la deambulazione.

LA DIAGNOSI 

La diagnosi si ottiene attraverso un esame del sangue o delle urine, in grado di rilevare un aumento dei livelli di glucosio: in caso di diabete la glicemia supera la soglia renale di riassorbimento e, pertanto, si rileva la presenza di tracce di glucosio nelle urine (normalmente assenti).

L’ulteriore analisi delle fruttosamine, molecole che si formano dalla combinazione tra uno zucchero e una proteina, conferma un’iperglicemia persistente.

Una volta diagnosticato il diabete, è importante verificare l’assenza di altri fattori che possano aver favorito la comparsa dell’insulino-resistenza o la scarsa produzione di insulina come, per esempio, la sindrome di Cushing, una pancreatite o elevati livelli di progesterone nel cane.

LA TERAPIA

Come per l’uomo, la terapia prevede la somministrazione di insulina, una dieta specifica per animali diabetici e la cura di eventuali patologie preesistenti.

Esistono diverse tipologie di insulina e il veterinario saprà individuare quella più adatta in base alla modalità di somministrazione e alla durata; la terapia dovrà essere  attentamente calibrata a seconda delle caratteristiche del singolo paziente, osservando la reazione alla  dose iniziale che dovrà essere poi modificata nel lungo periodo,  attraverso la valutazione di analisi periodiche della curva glicemica.

La dieta riveste un ruolo fondamentale: è necessario ridurre notevolmente l’assunzione di carboidrati  e aumentare quella  delle proteine, al fine di abbassare sia la glicemia che il peso corporeo, in quanto il sovrappeso rappresenta una delle cause più diffuse di insulino-resistenza. Quantità e composizione dei pasti dovrebbero essere identiche ogni giorno in modo da mantenere costante la richiesta di insulina da parte dell’organismo. Dal momento che questo può risultare difficile con le diete casalinghe, è normalmente preferibile ricorrere a  diete preconfezionate. 

UNA MALATTIA DA NON TRASCURARE

Il diabete, soprattutto se non trattato, può portare a complicanze anche molto gravi, quali chetoacidosi diabetica, infezioni delle vie urinarie e della cute, cataratta (frequente nel cane  ma rara nel gatto) e neuropatie periferiche.

In corso di terapia, al contrario, può verificarsi uno stato di ipoglicemia causata dalla somministrazione di una dose eccessiva di insulina, o  insufficiente apporto di glucosio. L’ipoglicemia è potenzialmente letale, pertanto è bene contattare  immediatamente il veterinario se dovessero manifestarsi  sintomi quali inquietudine, tremori, sonnolenza fino alla perdita di coscienza. Un consiglio utile: somministrare del miele, anche spalmandolo sotto la lingua o sulle gengive, se l’animale dovesse avere difficoltà a  deglutire.

Generalmente la patologia diabetica non è curabile, tuttavia, la terapia garantisce al paziente una vita più lunga e di ottima qualità. La remissione clinica del diabete può comunque manifestarsi ed è molto più frequente nel gatto (in certe razze la probabilità arriva al 50%) che nel cane. Gli animali affetti da diabete mellito necessitano di circa due o tre mesi prima di raggiungere un controllo glicemico adeguato e dovranno comunque essere sottoposti a controlli clinici periodici per tutta la loro vita. Minzione e sete regolari, aumento di appetito, atteggiamento vigile e attivo e peso corporeo stabile denotano un buono stato di controllo metabolico dell’animale. Nella fase iniziale della diagnosi, l’animale dovrà essere sottoposto a frequenti controlli che si ridurranno nel tempo; in linea di massima, le valutazioni in clinica sono previste settimanalmente nelle prime 4-8 settimane e successivamente ogni quattro mesi.

In alcuni casi può verificarsi che, in seguito a terapia insulinica, il paziente non necessiti più della somministrazione dell’ormone, soprattutto se alla base del diabete ci sono altre patologie diagnosticate e risolte, come sindromi ormonali, pancreatiti o  elevati livelli di progesterone, o se la condizione di iperglicemia è di recente insorgenza. Per questo motivo è assolutamente fondamentale diagnosticare il diabete il più rapidamente possibile, in modo da adottare una terapia che consenta all’animale di condurre una vita di buona qualità.