Come comportarsi di fronte a un ferito

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di Cecilia Deiana

Nei contesti di primo soccorso, è fondamentale adottare comportamenti specifici a seconda della situazione in cui ci si trova coinvolti. Innanzitutto, è bene proteggersi dalle contaminazioni biologiche, utilizzando guanti monouso e strumenti per preservare occhi e mucose. Il soccorritore dovrebbe evitare di avvicinarsi alle ferite scoperte, per non entrare in contatto con i fluidi biologici altrui.

Le ferite da taglio sono spesso causate da lame di coltello o scatolette di latta, possono essere superficiali o profonde, cioè in grado di provocare lesioni agli organi viscerali.  

Le ferite da punta invece sono molto piccole e spesso causate da un punteruolo oppure dalla punta di coltello; sono profonde e possono intaccare gli organi creando emorragie interne, seppur a partire da lacerazioni molto contenute. Questa tipologia di ferite richiede  un’attenta valutazione presso un pronto soccorso, per conoscere l’eventuale presenza di lesioni profonde di tessuti o organi.

Le ferite da lacerazione hanno margini cutanei irregolari e frastagliati; vengono classificate come ferite da strappamento, è spesso sono causate da morsi di animali. Si tratta di ferite superficiali che, interessando cute e sottocute, hanno la tendenza a infettarsi per la presenza di detriti e di aree di tessuto devitalizzato.

Le abrasioni sono lesioni meno gravi, determinate da un’asportazione degli strati più superficiali della pelle che sanguinano in maniera diffusa ma poco intensa. 

A prescindere dalla tipologia di ferita, il primo soccorritore dovrebbe irrigare/lavare la ferita con una grande quantità di acqua potabile, preferibilmente fredda per usufruire anche dell’effetto vasocostrittore. Dopo aver sciacquato abbondantemente la ferita, si può optare per un lavaggio a base di acqua e sapone neutro oppure, eventualmente, utilizzare un disinfettante; l’importante è utilizzare prodotti a base acquosa e non alcolica, in quanto l’alcol è adatto soltanto per le disinfezioni a cute integra.

Una volta  pulita e disinfettata la ferita, si possono applicare le garze: occorre dunque effettuare un bendaggio senza stringere troppo per evitare di rallentare eccessivamente la circolazione complessiva, dando origine al cosiddetto effetto laccio, che si manifesta con dolore e edema nella parte a valle del bendaggio.

Il sangue che  fuoriesce dalle ferite superficiali è venoso: lo si riconosce in quanto esce colando; se vi è, invece, una lacerazione di vasi arteriosi il sangue potrebbe uscire zampillando: in tal caso è necessario effettuare un adeguato bendaggio, mantenere una compressione diretta e recarsi presso una struttura di emergenza per l’eventuale sutura del vaso arterioso reciso. Non è consigliato utilizzare cravatte o cinture nel tentativo di fermare il flusso di sangue che proviene da una ferita, infatti, nel sanguinamento venoso ciò porterebbe a un aumento della pressione di fuoriuscita del sangue; nel sanguinamento arterioso cinture e cravatte possono essere utilizzate solo se il bendaggio non è riuscito a tenere sotto controllo l’emorragia.

Il tempo di guarigione di una ferita dipende dalla sede in cui è localizzata, dalla sua profondità oltre che dall’età e dallo stato di salute del soggetto. È necessario porre  particolare attenzione ai soggetti che assumono terapie anticoagulanti nei quali il tempo di sanguinamento potrebbe protrarsi maggiormente.

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