di Nadine Perretti e Simone Boglione
L’esercizio fisico può costituire un valido aiuto per le donne in gravidanza, sia per garantire uno stato di salute ottimale sia per tenere sotto controllo l’aumento ponderale.
Il corpo di una donna incinta subisce infatti numerosi cambiamenti: per prima cosa assistiamo a un costante aumento nella produzione di ormoni sessuali femminili, che provoca un allentamento dei legamenti inguinali e del bacino che si preparano per accogliere il feto.
Il baricentro, che idealmente dovrebbe cadere al centro dei nostri piedi, nella gestante si sposta anteriormente, creando così la tipica iperlordosi lombare della donna col pancione, con conseguente dolore a tale livello.
La respirazione diventa man mano più difficoltosa e prettamente toracica: il diaframma viene compresso dal sacco amniotico, occupando lo spazio degli organi viscerali della mamma e provocando affaticamento respiratorio.
Lo sport, se praticato con moderazione e sempre in accordo alle direttive del ginecologo, può aiutare ad alleviare alcuni di questi disturbi.
Elenchiamo dunque alcune attività che durante la gravidanza è bene non praticare:
- tutte quelle che provocano un contraccolpo: si consiglia di evitare la corsa e i salti;
- gli sport che elasticizzano i legamenti del bacino, come la danza classica e le discipline simili;
- gli sport da contatto o a rischio di impatto, per esempio la pallavolo, le arti marziali e lo sci;
- le attività anaerobica o con fasi di apnea, in quanto l’eccessivo sforzo e la carenza di ossigeno della mamma potrebbero provocare scompenso di ossigeno anche al feto;
- le attività che coinvolgono troppo i muscoli addominali;
- gli sport mai praticati prima.
Quali sono invece le attività consigliate?
I movimenti favoriti sono quelli che stimolano l’ossigenazione sia dell’organismo della mamma che di quello del figlio. Approvate, dunque, le camminate su terreni pianeggianti e le nuotate. In acqua si ottiene anche un enorme beneficio per quanto riguarda la sintomatologia dolorosa a livello delle articolazioni.
Sulla terra ferma è bene praticare movimenti che aumentino la mobilità articolare, lavorando con esercizi indirizzati al rinforzo e al mantenimento dell’elasticità del pavimento pelvico.
E nel periodo del post-parto?
In generale andrebbero assolutamente evitati tutti i movimenti che coinvolgono l’uso del muscolo retto e dei trasversi dell’addome al fine di scongiurare la diastasi addominale. La diastasi può infatti diventare patologica se permane dopo il parto e, in alcuni casi, richiede un intervento chirurgico.
Ecco spiegato il motivo per cui è sconsigliato l’allenamento dei muscoli addominali nei primi 5-6 mesi dopo il parto: una sollecitazione di tali strutture potrebbe favorire o peggiorare la condizione di allontanamento tra i due fasci muscolari.