di Veronica Scalvini
I primi mille giorni di vita, ovvero il tempo che si estende approssimativamente tra il concepimento e il compimento del secondo anno di vita postnatale, costituiscono un periodo cruciale nello sviluppo dell’essere umano. Questo arco temporale, infatti, rappresenta il momento in cui il cervello, il corpo e il sistema immunitario del feto prima e del bimbo/a poi, crescono molto rapidamente e in maniera significativa. Durante questo periodo si gettano le fondamenta della salute fisica, mentale ed emotiva del futuro adulto.
A sostegno di questa teoria è stato condotto uno studio chiamato “First Thousand Days” (“Primi mille giorni”) dal Murdoch Childrens Research Institute di Sydney, al fine di valutare quali fattori possano incidere sulla salute dell’uomo, fin dal momento del concepimento. Nello studio viene evidenziato come – durante la gravidanza – la salute, lo stato nutritivo e i livelli di stress della mamma possano influenzare la salute del futuro bimbo/a.
Il meccanismo prende il nome di Fetal Programming, ossia un insieme di modificazioni endocrino-metaboliche a livello di organi e tessuti che si verificano durante la vita intrauterina che, se permanenti, possono generare una predisposizione all’insorgenza di patologie a lungo termine.
Ciò avviene perché il feto programma la sua struttura, il funzionamento dei suoi organi e il suo metabolismo in relazione alle informazioni ambientali che riceve.
Per comprendere meglio tale concetto è necessario fare un passetto indietro e comprendere il presupposto scientifico alla base della teoria del fetal programming.
La predisposizione all’insorgenza di patologie, piuttosto che l’inclinazione a un alto/basso peso, dipendono in maniera significativa dal nostro patrimonio genetico, ovvero dal DNA che ereditiamo dai nostri genitori. A sua volta, il DNA e le sue espressioni sono strettamente correlati all’ambiente in cui viviamo e cresciamo (soprattutto nei fatidici primi 1.000 giorni) e, come abbiamo anticipato prima, tra questi fattori ambientali rientrano anche lo stile di vita e l’alimentazione della donna durante la gravidanza.
Detto in parole povere: più la futura mamma adotterà sane abitudini, più influenzerà positivamente la genetica del proprio bimbo/a. Letta così, questa teoria potrebbe spaventare la donna, le cui scelte alimentari rischierebbero di influenzare la salute del proprio bambino. In realtà l’invito è quello di vedere questi primi 1000 giorni come una finestra temporale ricchissima di opportunità! Durante la gravidanza, l’allattamento e durante i primi anni, ogni mamma ha la possibilità di fare un dono preziosissimo al proprio figlio, ossia aiutarlo a costruire le basi per la sua salute futura. Durante i nove mesi di attesa, la futura mamma inizia già in quel momento a prendersi cura del proprio bimbo/a tramite il cibo, curando la scelta e la qualità di ciò che mette a tavola. Avere un’alimentazione ricca di nutrienti, varia ed equilibrata, non proteggerà solo il bambino dall’insorgenza di patologie ma sarà anche in grado di modulare i gusti che avrà non appena diventerà indipendente dal punto di vista alimentare. Il gusto, infatti, è qualcosa che si apprende nel corso dell’intera vita, ma che affonda le radici già nella vita intrauterina. A partire dal quinto mese di gravidanza il feto comincia a educare le sue papille gustative e a predisporle alle sue tendenze future.
A seconda di ciò che mangia la mamma, il piccolo scopre le differenze e le sfumature di sapore tra dolce, salato, amaro e acido: ciò accade perché la dieta della mamma influenza il gusto del liquido amniotico. Alcuni studi dimostrano, per esempio, che più quest’ultimo è dolce e più il piccolo sarà predisposto a ricercare il gusto dolce, che sarà molto apprezzato, a discapito di altri. Altri studi affermano che una mamma che inserisce regolarmente anche gusti più forti (come quelli tipici di alcune verdure), renderà più semplice l’inserimento di questi sapori poi durante lo svezzamento. Ovviamente la formazione del gusto personale nel corso della vita intrauterina è solo una piccola tappa del percorso.
Quindi, cara futura mamma, non temere: le sue preferenze e le sue avversioni muteranno man mano che scoprirà nuovi cibi! Sia grazie al latte materno (poiché il gusto del latte evolve a seconda di ciò che mangi), sia con lo svezzamento durante il quale, se esposto ad una varietà di gusti, sarà libero di sviluppare una propria individualità e autonomia alimentare.
Il momento dello svezzamento, in particolare, costituisce la tappa chiave per poter allargare la gamma di sapori proprio perché il bimbo/a ha la possibilità di fare esperienza. Fare esperienza di sapori che magari non ha avuto modo di conoscere quando era nel pancione, oppure ampliare la gamma di stimoli tattili, termici e visivi. Tanti piccoli passi che, poco alla volta, consentiranno al piccolo di costruire le sue abitudini alimentari.
Tutti i bimbi hanno le stesse necessità di un adulto (ridimensionate, ovviamente). Offrire loro (già dal momento del concepimento) una varietà di cibo e di micronutrienti avrà un effetto protettivo e positivo sulla loro salute e, come abbiamo visto, non solo! Garantirà anche una maggiore predisposizione ad apprezzare quei gusti che, di solito, non sono tanto amati dai bambini, proprio perché per apprendimento saranno già stati precocemente esposti ad essi.
Entreremo ancor più nello specifico nelle prossime puntate: per ora iniziate a concedervi ogni giorno l’opportunità di fare questo regalo a voi e alla salute dei vostri bimbi!