di Ana Berberi
L’intelligenza artificiale, nota anche come AI (Artificial Intelligence), è una disciplina che studia le modalità con cui i sistemi informatici possono simulare il ragionamento e il pensiero umano. Si tratta di una frontiera assai complessa, che coniuga il contributo di diverse branche di studio. Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha permesso di sviluppare molteplici programmi matematici in grado di guidare le macchine a prendere decisioni in totale autonomia, rendendo così possibile il dimezzamento dei tempi di processo.
Ormai sdoganato (e dibattuto) in differenti contesti lavorativi, l’intelligenza artificiale potrebbe approdare anche nel mondo farmaceutico.
Oggi, per sviluppare e sintetizzare un nuovo farmaco occorrono mediamente più di dieci anni e le cure per le malattie rare sono quelle maggiormente penalizzate poiché soffrono la mancanza di fondi e sovvenzioni. Con l’AI, in un futuro non troppo lontano, si potrebbero sintetizzare nuovi medicinali in tempi rapidi e, nel contempo, si contribuirebbe allo sviluppo della medicina personalizzata.
Per prima cosa, il processo che permette di raccogliere dati sulla salute dei pazienti sarebbe semplificato con diverse modalità: dispositivi indossabili, cartelle cliniche elettroniche o ricerca clinica o accademica. Inoltre, i dati potrebbero essere utilizzati non solo per individuare il farmaco adatto da somministrare ma anche la posologia.
L’intelligenza artificiale sostituirà gli scienziati?
La tecnologia non potrà rimpiazzare la mente brillante e le argute intuizioni dei ricercatori. Piuttosto, consentirà loro di ridurre le tempistiche necessarie per realizzare gli esperimenti, costituendo un concreto supporto nello sviluppo fattuale del processo e dimezzando i costi.
Se in passato gli scienziati impiegavano la maggior parte del tempo in sforzi manuali come il pipettaggio da un vassoio all’altro o la scelta e la pulizia manuale dei dati, l’intelligenza artificiale consentirà di compiere queste azioni in un modo più automatizzato e rapido.
Agli scienziati, quindi, rimarrà l’onere di domandarsi: “Qual è il prossimo esperimento? Come possiamo interpretare i dati? Quali studi è bene approfondire?”
La tecnologia comunque non va considerata come una panacea: gli esperimenti su cellule o tessuti e gli studi di fase sui pazienti, che costituiscono la fase più lenta e costosa nel processo di sviluppo di un farmaco, devono continuare a essere effettuate e convalidate in laboratorio. Potrebbero trascorrere ancora alcuni anni prima che i farmaci progettati con l’aiuto dell’intelligenza artificiale vengano immessi sul mercato, ma la tecnologia è destinata a scuotere l’industria farmaceutica dalle fondamenta, a partire dalle prime fasi della progettazione delle molecole fino all’approvazione finale.