di Annalisa Mancarella
Sapevate che la scoperta del primo antibiotico avvenne…per caso? Nel 1929 il microbiologo Alexander Fleming osservò che in una coltura batterica contaminata da una muffa la crescita dei microrganismi risultava inibita. Ciò accadeva perché la muffa era contraddistinta da uno specifico potere battericida e, poiché apparteneva al genere Penicillium, quest’ultima venne chiamata Penicillina. Tale scoperta sancì la nascita del primo antibiotico, capostipite di una generazione di farmaci destinato a rivoluzionare la storia della medicina moderna.
Gli antibiotici costituiscono una risorsa fondamentale perché prevengono milioni di decessi ogni anno e rappresentano il trattamento principale per infezioni batteriche non curabili in passato. Tuttavia, i livelli di prescrizione inappropriati e il loro uso eccessivo hanno determinato un fenomeno ormai dilagante, chiamato antibiotico-resistenza, che ha dato il via a un’emergenza sanitaria globale, in grado di causare almeno 700.000 morti l’anno.
La resistenza ai farmaci consiste in una sorta di opposizione che batteri, virus e altri microorganismi patogeni sono in grado di esercitare nei confronti dei farmaci normalmente impiegati per eliminarli. Conosciamo due tipi di resistenza: innata (quando un batterio è naturalmente resistente ad un antibiotico), o acquisita (quando un batterio diventa resistente all’azione del farmaco mediante modifiche al proprio patrimonio genetico). Quest’ultima si sviluppa a causa dell’insorgenza di mutazioni genetiche nelle cellule del patogeno, che portano una ridotta sensibilità al farmaco con conseguente riduzione dell’efficacia terapeutica. Tali mutazioni possono coinvolgere diversi tipi di geni, come per esempio quelli che codificano per proteine capaci di ostacolare l’attività del farmaco stesso. Ciò significa che i microorganismi, a seguito dell’aggressione da parte di un farmaco, a un certo punto sviluppano delle strategie per resistergli.
Ma cosa succede nel nostro organismo nel momento in cui si instaura questo processo?
Dopo aver assunto un antibiotico, questo svolge la sua azione andando a eliminare i batteri che non hanno ancora subìto alcuna mutazione genetica, mentre quelli che hanno acquisito mutazioni riescono a sopravvivere nonostante la terapia farmacologica; non riuscendo ad eliminarli, il rischio è che questi possano replicarsi trasmettendo la mutazione responsabile dell’antibiotico-resistenza, dando quindi origine a una popolazione di microrganismi resistenti al farmaco utilizzato. In questo modo, le infezioni causate da microrganismi resistenti non risponderanno più ai trattamenti standard.
Tutto ciò determina un impatto cruciale sulla popolazione: le malattie infettive diventano più difficili da curare perché il decorso risulta più lungo e aumenta il rischio di complicanze. L’antibiotico-resistenza, pertanto, ha importanti conseguenze non solo sulla qualità della vita delle persone ma mostra anche un impatto economico rilevante: infatti una più lunga durata della malattia aumenta i costi di assistenza sanitaria, nonché la spesa economica delle famiglie.
Inoltre, dal momento che l’antibiotico-resistenza è un fenomeno che si sta diffondendo in tutto il mondo, diventa assai problematico mettere in atto una terapiea specifica: tale situazione è aggravata anche dalla mancanza di nuovi antibiotici a disposizione. La diminuzione dell’efficacia degli antibiotici esistenti, infatti, non è compensata dall’introduzione di nuovi antibiotici, poiché il processo di sperimentazione clinica che porta alla loro scoperta e all’immissione in commercio è molto più lento rispetto alla velocità con cui i batteri sviluppano resistenza. Quindi, con l’aumento della frequenza di batteri resistenti diventerà sempre più difficile guarire dalle infezioni.
Il fatto che i batteri sviluppino resistenza a un antibiotico è un processo evolutivo naturale ma questo fenomeno viene accelerato dall’uso inappropriato che se ne è fatto nel corso del tempo. Non dimentichiamo che i batteri sviluppano resistenza a un antibiotico secondo un processo evolutivo naturale: ciò che preoccupa è la velocità con cui tale fenomeno si sta verificando, a causa dell’uso improprio che ne è stato fatto. Infatti, negli ultimi anni, antibiotici che erano comunemente utilizzati sono divenuti meno efficaci o non funzionano più a causa di ciò: per esempio, alcune delle specie batteriche divenute resistenti agli antibiotici sono lo Staphylococcus aureus, che può causare infezioni della cute e setticemia; la Klebsiella pneumoniae, responsabile di infezioni urinarie e polmonari; l’Escherichia coli, che può provocare diversi tipi di infezioni, tra cui quelle del tratto urinario.
Pertanto, divenuto ormai un problema di sanità pubblica a livello mondiale, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha proposto delle strategie e raccomandazioni per contenere il fenomeno: lo scopo è quello di promuovere la consapevolezza su un uso corretto degli antibiotici e di sensibilizzare le persone sulla minaccia globale rappresentata dall’antibiotico-resistenza.
Che cosa si può fare, quindi, per evitare che la resistenza batterica crei una situazione di ingovernabilità delle infezioni? Tutti noi possiamo fare la differenza: medici, farmacisti ed anche pazienti. Ciascuno di noi deve impegnarsi personalmente nel ricorrere a questi medicinali solo quando necessario, attenendosi alle prescrizioni del medico, evitando le auto-diagnosi e l’interruzione delle terapie antibiotiche. Infatti, anche se clinicamente guariti, nell’organismo potrebbero essere ancora in circolo alcuni patogeni che, in assenza di antibiotico, riesconosono pronti a moltiplicarsi rapidamente. Allo stesso tempo, dal lato medico, è opportuno che le prescrizioni siano corrette e redatte solo se necessarie. Infatti, la prescrizione inappropriata di antibiotici costituisce un danno: spesso l’antibiotico viene utilizzato senza preoccuparsi dell’origine dei sintomi (che possono essere virali o batterici). Il periodo di pandemia da Covid-19 ne è stato un esempio: la maggior parte delle infezioni delle vie aeree sono state trattate con antibiotici, non considerando che queste sono per la maggior parte di origine virale per cui la prescrizione di antibiotici risultaè totalmente inutile.
La battaglia tra antibiotici e batteri si innesta quindi in uno scenario molto complesso, che obbliga, da un lato, il medico curante a eseguirefare delle attente valutazioni e, nel contempo, pone tutti noi di fronte a una minaccia che non può più essere ignorata.