di Ana Berberi
È trascorso più di un secolo dalla scoperta dell’esistenza dell’insulina. La mancanza di questo ormone o la difficoltà nell’utilizzarlo correttamente portano a sviluppare, rispettivamente, il diabete di tipo 1 (per lo più di origine autoimmune) e il diabete di tipo 2. Tutti i tipi di diabete si manifestano attraverso l’iperglicemia, cioè l’elevazione della concentrazione dello zucchero nel sangue.
Come testimoniano alcuni documenti risalenti al 50 a.C., la patologia diabetica, più nello specifico quella appartenente alla prima tipologia, era nota sin dall’antichità; l’etimologia del nome è greca, diabetes, e indica il passaggio attraverso il corpo di una quantità d’acqua pari a quella assunta. Negli anni a seguire si tentò di curare il diabete attraverso diete prive di pane e altri carboidrati, con erbe varie e addirittura con il vino: mentre i diabetici adulti, specie se obesi, traevano qualche beneficio, i diabetici giovani, al contrario, non sopravvivevano.
Le premesse alla scoperta che cambiò la vita di milioni di persone le pose nel 1869 il patologo tedesco Paul Langerhans, che individuò nel pancreas agglomerati di cellule, ribattezzate isole di Langerhans, di cui però non descrisse la funzione: negli anni successivi si comprese che queste isole erano deputate alla produzione di insulina. Nel 1898 il medico austriaco Oskar Minkowski comprese il ruolo fondamentale del pancreas nel controllo dei livelli di glicemia. Nel 1921, il ricercatore canadese Fredrick Banting elaborò un procedimento per estrarre l’insulina dal pancreas; dopo aver ottenuto la degenerazione del pancreas, attraverso la legatura dei dotti pancreatici, il medico canadese iniettò nei cani resi diabetici un estratto di pancreas proveniente da cani sani, che venne denominato Isletin. L’iniezione endovenosa provocò un’evidente riduzione dei livelli di glicemia e, di fatto, uno dei cani trattati venne mantenuto in vita per diversi mesi attraverso la somministrazione regolare di Isletin: grazie a questo trattamento la glicemia risultava normalizzata mentre la sintomatologia diabetica tendeva a scomparire. Qualche anno dopo, venne successivamente perfezionato il metodo estrattivo alcolico e, soprattutto, la purificazione dell’Isletin, tanto che il Collip’s Serum fu ritenuto pronto per la sperimentazione sull’uomo.
L’11 gennaio 1922, al Toronto General Hospital, venne somministrata per la prima volta l’insulina al quattordicenne Leonard Thompson. Negli anni ‘50 e ‘60 proseguirono gli studi sulla composizione e la struttura dell’insulina; dagli anni ‘70 in poi, i progressi nella sintesi del DNA e nella tecnologia del DNA ricombinante resero possibile la modificazione genetica dei batteri per la produzione di insulina umana: ciò avvenne nel 1980 sulla cellula del batterio Escherichia coli e nel 1990 sulla cellula del lievito Saccharomyces cerevisiae.