di Erminia Venturino
Il sole è un’insostituibile fonte di vita: i suoi raggi forniscono alla Terra calore e luce e sono responsabili dell'attivazione del processo della fotosintesi clorofilliana con cui le piante producono energia e sostanze nutrienti. Il sole ha anche degli effetti più immediati sul nostro corpo, non a caso l’elioterapia (ovvero la cura del sole) era nota fin dai tempi degli antichi greci, che la usavano per trattare le piaghe cutanee e altre malattie della pelle. La cosa importante è “servirsene" nel modo corretto e nella giusta misura, per esempio la mattina presto e il tardo pomeriggio e con le adeguate protezioni.
I benefici effetti del sole
- La produzione di vitamina D
I raggi ultravioletti di tipo B (UV-B) sono in grado di stimolare la produzione di vitamina D nelle cellule della cute: contengono l’energia giusta per trasformare una parte del colesterolo della nostra pelle in precursori della vitamina D, che poi altri organi (fegato e reni) provvedono a modificare per arrivare alla forma attiva di questo vero e proprio ormone.
- Più buonumore, meno stress
La luce visibile ha effetti sia nella regolazione del ciclo sonno-veglia, sia sull’umore: favorisce la produzione durante la sera di melatonina e promuove la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che aiuta a calmare ansia e stress e migliora il tono dell’umore.
- Un amico per la pelle
L’esposizione al sole, nelle quantità idonee e con le necessarie cautele, può anche contribuire a migliorare le malattie della pelle, come alcune forme di psoriasi ed eczemi.
- Muscoli e articolazioni più “mobili”
Oltre a mantenere le ossa sane, il sole e in particolare il calore che emana, fa bene anche a muscoli e articolazioni.
- La vitamina D: la vitamina “del sole”
La forma attiva della vitamina (calcitriolo) si lega a un recettore specifico presente nelle cellule dell’apparato scheletrico, del sistema immunitario, di stomaco, rene, prostata e cervello. Data la diffusione dei recettori della vitamina D, non c’è da stupirsi se i suoi effetti interessino tanti aspetti della salute umana. Infatti, la funzione più nota della vitamina D è quella di favorire il riassorbimento di calcio a livello renale, l'assorbimento intestinale di fosforo e calcio e i processi di mineralizzazione dell'osso.
La carenza di vitamina D è stata associata a diversi tipi di malattie, dal diabete all’infarto, dall'Alzheimer all’asma o alla sclerosi multipla. Più di recente, nel corso della pandemia da Covid-19, nella comunità scientifica si è aperto il dibattito sulla possibilità che una carenza di vitamina D aumenti il rischio di sviluppare forme gravi di infezione da Sars-CoV-2. Si tratta però di ipotesi il cui possibile nesso di causa ed effetto è ancora da verificare e non ci sono al momento dati sufficienti per raccomandare l’uso di supplementi di vitamina D per prevenire o trattare il Covid-19.
Secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, il 90% del fabbisogno di vitamina D si ottiene grazie all’esposizione al sole: si tratta della forma D3 che si origina nella pelle a partire dal colesterolo trasformato per effetto dell’esposizione ai raggi UV-B. Bisogna, però, tener conto del fatto che l’effetto benefico dell’esposizione al sole e, di conseguenza, la sintesi di vitamina D da parte dell’organismo, dipende da numerose variabili, come l’ora in cui ci si espone, la latitudine, l’età, il colore della pelle e l’uso di creme solari. La vitamina D viene introdotta nel nostro organismo anche attraverso il cibo, seppur in minima parte; una volta prodotta nella cute o assorbita a livello intestinale, la vitamina D passa nel sangue e qui una proteina specifica la trasporta fino al fegato e al rene, dove viene attivata.
Di recente l’Agenzia Italiana del Farmaco ha aggiornato le indicazioni per la prevenzione e il trattamento della carenza di vitamina D negli adulti, stabilendo che i valori desiderabili rientrano nell’intervallo tra 20 e 40 ng/mL e considerando invece un campanello d’allarme a cui porre rimedio valori inferiori a 20 ng/mL.
In genere, per assicurarsi l'apporto necessario, è sufficiente trascorrere più tempo all’aria aperta. Tuttavia, è importante guardarsi dagli eccessi perché a dosi troppo elevate la vitamina D può essere tossica; ciò avviene quando i livelli circolanti superano i 100 ng/ml.
Per conoscere il livello di vitamina D del proprio organismo, è disponibile un test che misura la concentrazione nel sangue del metabolita calcidiolo o 25-idrossicolecalciferolo, prodotto nel fegato per idrossilazione del colecalciferolo o vitamina D3.