di Ana Berberi
Il vaiolo è stata una delle malattie di origine virale più contagiose e mortali mai conosciute dall'uomo. Si manifestava con episodi di febbre elevata e con la comparsa di pustole ulceranti su tutto il corpo e, nel 30% dei casi, risultava fatale. I principali veicoli di contagio erano la saliva o le secrezioni nasofaringee dei soggetti infetti, che mettevano a rischio chiunque si trovasse nelle vicinanze. Nel giro di tre o quattro settimane dalla comparsa dei sintomi, la maggior parte delle pustole si seccava e si staccava dalla pelle, lasciando cicatrici profonde.
La più antica prova dell’ infezione da vaiolo è stata rinvenuta nelle mummie egizie, risalenti a circa 3000 anni fa. È ragionevole pensare che, dall’Egitto, il vaiolo arrivò fino all’India per via terrestre o marittima.
L’Europa divenne, nei secoli, un vero e proprio focolaio, da cui si estese in altre parti del mondo attraverso gli esploratori e i colonizzatori europei.
Come è stato eradicato il vaiolo?
Attraverso un lungo processo avviato nel 1796 in Inghilterra, dal dottor Edward Jenner.
Jenner si accorse che le donne addette alla mungitura che, di frequente, contraevano il vaiolo bovino, difficilmente venivano colpite da quello umano, di gran lunga più pericoloso. Nel 1796 Jenner ebbe l’intuizione di prelevare dalla pustola di una donna malata di vaiolo bovino del materiale purulento e di iniettarlo nel braccio di un ragazzo di 8 anni di nome James Phipps. Alcuni mesi dopo, al ragazzo fu inoculato del pus vaioloso umano e, come previsto da Jenner, il virus non attecchì: James fu il primo a diventare immune al vaiolo senza esserne mai stato ammalato.
Nel 1967 l’Organizzazione Mondiale della Sanità lanciò il programma intensivo per l’eradicazione del vaiolo. Fino ad allora, la vaccinazione era considerata l’unica arma per sconfiggere la malattia, sebbene avesse mostrato un’efficacia limitata nelle regioni densamente popolate. Un'epidemia scoppiata in Nigeria nel 1966 e, qualche anno dopo, in India costrinse le autorità a localizzare e isolare i villaggi colpiti, che sarebbero poi stati vaccinati. Questi episodi resero chiaro che soltanto praticando una strategia fondata sulla sorveglianza e il contenimento dei casi si poteva efficacemente bloccare la catena di trasmissione del virus. Il programma era fondato su due approcci differenti ma complementari: immunizzazione di massa grazie al vaccino e sistemi di sorveglianza epidemiologica in grado di rilevare nuovi focolai. E così, dopo una serie di controlli effettuati in tutto il mondo da una commissione di esperti, nel dicembre del 1979 l’Oms finalmente annunciò l’eradicazione completa del vaiolo.