di Vanessa Ricciardi
È molto importante indagare a fondo sulle possibili cause all’origine dei disturbi del sonno dei nostri bambini, se non altro per capire se questi necessitino o meno di un trattamento farmacologico.
Cerchiamo dunque di approfondire le varie situazioni che si possono presentare.
Innanzitutto, il sonno, oltre a rappresentare un bisogno fisiologico per la salute, svolge una funzione necessaria allo sviluppo del pensiero del bambino: è importante che sussista un corretto ritmo sonno-veglia e che il sonno sia più sereno e ristoratore possibile affinché i bambini ne traggano beneficio a livello fisico e psicologico. Affinché il bambino sia messo nelle condizioni migliori per favorire l’addormentamento, è bene rispettare una corretta igiene del sonno, evitando per esempio attività che possano eccitare troppo il bambino oppure cercando di favorire una certa regolarità nelle ore della nanna.
Capita spesso nei bambini di 2-3 anni che a seguito di un risveglio notturno non riescano a riprendere sonno se prima non vengono ripristinate le condizioni alle quali sono soliti ad addormentarsi; o, ancora, accade con altrettanta frequenza che essi rifiutino di andare a letto all’orario stabilito per paura del distacco dai genitori, quindi per ansia da separazione. Dopo aver consultato il pediatra, è possibile ripristinare il ciclo sonno-veglia con integratori a base di melatonina, che riduce i tempi di addormentamento. Possono venirci in aiuto anche fitoterapici a base di passiflora, melissa e camomilla, che favoriscono il rilassamento e un sonno più sereno, sempre previo consulto medico.
Avere un proprio rituale della nanna è sicuramente un buon punto di partenza per aiutare i bambini a trovare regolarità nel sonno: parliamo di alcuni gesti che, se ripetuti quotidianamente, permettono al bambino di affrontare il delicato passaggio dalla veglia al sonno con maggiore serenità.
Può succedere che nel corso della notte i bambini si sveglino a causa degli incubi: in qui casi occorre lasciare che sia il bambino, se lo ricorda, a raccontare l’oggetto del sogno, che non dovrà essere né banalizzato né tantomeno enfatizzato.
Differente e più frequente nei bambini tra i 3 e gli 8 anni è il terrore notturno: conosciuto anche come pavor nocturnus, si tratta di un risveglio parziale da una fase di sonno non-REM (non rapid eye movement o sonno tranquillo), in cui il bambino, in preda al panico, grida, ha una frequenza cardiaca elevata e il respiro affannato, è solo apparentemente sveglio e si mostra confuso e disorientato. In questi casi è importante cercare di non svegliarlo. Il giorno dopo il bambino non ricorderà nulla, per cui è opportuno non raccontargli l’accaduto affinché non crescano in lui ulteriori ansie sul perché gli capitino questi episodi o sul perché non riesca a ricordarli.
Una fase comune nei bambini intorno ai 3 anni è sicuramente la paura del buio, un periodo in cui si associa una maggiore presa di consapevolezza della propria autonomia dai genitori.
Riassumendo, quando ci poniamo di fronte a difficoltà legate al sonno nei nostri bambini dobbiamo prima di tutto accertare l’inesistenza di problematiche fisiche, quali reflusso gastrico o difficoltà respiratorie; dopodiché occorre favorire il più possibile una corretta igiene del sonno e una ritualità nella preparazione all’addormentamento. Dobbiamo sempre domandarci quale possa essere stato il cambiamento o l’evento in grado di scatenare episodi di insonnia, alterazioni del sonno o incubi.