di Martina Carosio
Rivendico il diritto di parlare liberamente della mia malattia, che non è esibizionismo né un credersi invincibili, anzi: è il diritto a sentirsi umani. Anche fragili, ma forti nel reagire.
La celebre frase di Nadia Toffa rappresenta il filo conduttore de I Luoghi della speranza, il docu-film presentato lo scorso maggio in occasione della XVI Giornata Nazionale del Malato Oncologico. Il lungometraggio, visibile gratuitamente su Chili e su Prime Video, affronta il tema oncologico senza distogliere lo sguardo dai protagonisti delle vicende narrate.
Anche se affrontare un argomento come questo non è mai semplice, i Luoghi della speranza riesce in questa difficile impresa, intrecciando le testimonianze di illustri esponenti del mondo scientifico alle parole di chi ha vissuto direttamente la malattia. I ricordi di questi ultimi fungono da cornice al film e ci ricordano che dietro la ricerca, le terapie, le cure, gli interventi, rimane pur sempre l’uomo, con tutta la dignità della sua sofferenza.
Sono dunque le emozioni le vere protagoniste del film e non vengono veicolate solo attraverso le parole. La colonna sonora è stata composta da Veronica Franco, scomparsa a 19 anni per una grave forma di leucemia. La sua opera è una carezza, un invito ad affidarsi alla speranza sia metaforicamente che nel senso più concreto del termine. I luoghi della speranza sono infatti gli ospedali e le farmacie che costituiscono anche l’ambientazione principale del film, girato tra Roma, Bardolino e presso una Farmacia Comunale di Torino.
Nel film viene infatti messo in risalto il ruolo del farmacista oncologico: si tratta di una figura professionale relativamente nuova, capace di affiancare il paziente nella sua vita quotidiana. La sua attività si svolge in stretta collaborazione con altri professionisti della salute e, nel contempo, sfrutta la capillarità della farmacia nel territorio.
Ma che cosa spinge un farmacista ad andare umanamente oltre?
A questa domanda trova risposta Giovanna Fazzina, farmacista clinica dell’area onco-ematologica che nel film testimonia l’importanza del ruolo professionale del farmacista oncologico. “Se mi chiedessero per quale motivo io abbia scelto di dedicarmi all’oncologia, probabilmente risponderei che questo campo riesce continuamente a restituirmi stimoli ed entusiasmi nuovi”.
Nel film, insomma, si affrontano diverse tematiche, con un’attenzione particolare anche nei confronti di quegli aspetti meno dibattuti della malattia. Il più grande pregio de I luoghi della speranza è quello di riuscire a fare ciò senza censure, senza vergogna. Perchè in tutto questo dolore non c’è niente di sbagliato.
Niente.
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