di Monica Campanella
Moltissimi hanno pianto la scomparsa, il 17 luglio 2019, di Andrea Camilleri, un intellettuale tra i più acuti e profondi del nostro paese; una figura che ci manca molto, ironica e appassionata insieme, illuminante sempre.
Nel 2006 Andrea Camilleri ha consegnato all’editore Sellerio l’ultimo libro con il finale della storia del commissario Montalbano, raccomandando che il romanzo fosse pubblicato dopo la sua morte. E così è stato. L’ultimo groviglio da sbrogliare, dal titolo Riccardino (Sellerio, Palermo 2020), dà un termine credibile alle vicende del più noto funzionario di pubblica sicurezza della letteratura italiana.
Senza svelare nulla va detto che il delitto avviene a Vigata e che il contesto famigliare e la cerchia di amici e testimoni della vittima. Nella sua crescente solitudine, Salvo Montalbano sbroglia i fili, allarga l’indagine, inciampa in un secondo delitto fino alla svolta insospettabile.
Dal romanzo non bisogna però aspettarsi soltanto la conclusione di un caso, ma anche il termine di un grande ciclo narrativo che l’autore realizza in modo inatteso, servendosi di un metodo metaletterario. Ciò significa che sono in gioco più ruoli: Montalbano commissario, Montalbano personaggio letterario, Montalbano personaggio televisivo.