Ricorre quest’anno il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri. In particolare, giovedì 25 marzo si celebra il dantedì che ricorda la data di inizio della sua opera più nota, la Divina Commedia. Occorre tenere a mente che il nostro lessico, tra i più ricchi del mondo, deve la propria fortuna proprio al Sommo Poeta; quale occasione migliore, dunque, per parlare di Dante, saggio scritto nel 2020 da Alessandro Barbero, storico assai noto per la sua grande attività di divulgatore in televisione, in rete e nei simposi letterari.
L’autore è riuscito a comporre un testo adatto al grande pubblico e allo stesso tempo, grazie all’apparato di note al fondo del libro e a una ricca bibliografia, molto soddisfacente anche per studiosi ed esperti.
Ciò che davvero distingue questo libro è il fatto che non si pone l’obiettivo di “attualizzare” Dante: in fondo, Dante è attuale già soltanto per il fatto che ancora lo leggiamo, lo studiamo, lo amiamo.
La scrittura del professor Barbero ci accompagna a scoprire Dante tra il 1265 e il 1321 (gli anni della nascita e della morte), parlando dell’epoca a lui contemporanea, della sua famiglia, della sua città; nel contempo, viene svelato un personaggio dai tratti sorprendenti e sconosciuti ai più.
Il saggio, in sostanza, è un atto d’amore per un poeta tra i più grandi della storia letteraria universale e per un’era, il tardo Medioevo, che tutto fu fuorché oscura. Al contrario, fu un’epoca che dovremmo deciderci a rivalutare con qualche viaggio a Firenze, a Lucca, a Verona, a Ravenna o in uno qualsiasi dei tanti borghi che hanno reso grande la nostra storia.