di Monica Campanella
Un filosofo e semiologo contemporaneo, Tzvetan Todorov, sosteneva che la lettura insegna, prima di tutto, l’empatia e che l’empatia è il più potente strumento per insegnare la democrazia. Per questo motivo, avvicinarsi alla lettura mette l’individuo nella condizione di formare una propria e individuale personalità e, nel contempo, di sviluppare un pensiero critico. E allora, non esistono libri adatti o non adatti a tale scopo: leggere è un atto libero e a qualsiasi età si può leggere qualsiasi cosa, purché se ne abbia il desiderio. Mettere i propri figli in guardia da un libro perché considerato troppo “da adulti” può risultare di grande ostacolo per il ragazzo che, invece, spinto dalla curiosità personale, deciderà da solo se rimandarne o meno la lettura.
Fatta questa doverosa premessa, vorrei segnalare un breve romanzo che racchiude in sé tutte le caratteristiche proprie di un buon libro: una scrittura elegante e accattivante, una vicenda che consente al lettore l’immedesimazione nei panni dei personaggi in un contesto storico con cui, spesso, i ragazzi europei non hanno familiarità.
I ragazzi della Nickel (Nickel Boys) è un romanzo dello scrittore statunitense Colson Whitehead, pubblicato nel 2019 e premiato con il Pulitzer per la narrativa nel 2020. Ambientato nella Tallahassee (Florida) degli anni ‘60, il romanzo ha come protagonista Elwood Curtis, un giovane afroamericano condannato a scontare una pena detentiva nel riformatorio giovanile di Eleanor, la Nickel Academy, con l’accusa di aver guidato una macchina rubata. Alla Nickel, Elwood diventa amico del pessimista Jack Turner e tenta di scontare la propria pena senza grossi ostacoli. Ma la Florida degli anni ‘60 non è il luogo ideale per il riscatto degli ultimi, in particolare della popolazione nera.
Un libro intenso, di quelli che ti rimangono attaccati alla pelle anche a distanza di tempo. Un libro che, adattato e musicato adeguatamente, potrebbe trasformarsi anche in uno splendido prodotto cinematografico.