Che cos’è l’empatia?
Empatia è un termine di difficile definizione: viene descritta come la capacità di immedesimarsi nell’altro comprendendone i pensieri e le emozioni, vivendoli dentro di sé nella loro pienezza senza confonderli con i propri. Essere empatici non significa compiangere, compatire, dare consigli ma mantenere un precario equilibrio tra compassione amorevole e amorevole distacco, e questo si realizza quando si è in grado di osservare se stessi e l’altro come da distante, senza coinvolgimento emozionale ma con equanimità, così da poter pianificare il proprio agire invece di subirlo. È l’empatia che ci permette di sentire la gioia dell’amico che vive un’esperienza felice o la sua rabbia quando subisce un’ingiustizia, condividendone l’esperienza ma senza essere contagiati dalla sua euforia o dalla sua furia: se l’emozione dell’amico ci travolgesse parleremmo invece di immedesimazione, di coinvolgimento, di simpatia.
Qual è il ruolo dell’empatia?
Il ruolo dell’empatia diventa più chiaro quando ci troviamo vicino ad una persona cara malata: occorrono molto amore e molto coraggio perché le sue emozioni, la sua paura, la sua rabbia, la sua angoscia, il suo dolore, i suoi silenzi non ci travolgano con la loro forza destabilizzante e sarà l’empatia a sostenerci nell’entrare in contatto con chi chiede aiuto, così da permettere a lui di esprimere ciò che lo opprime e lo angoscia e a noi di comprendere non solo le sue parole, ma soprattutto il senso di quello che è il suo vissuto.
Il prendersi cura è quindi un fenomeno relazionale fatto di sensibilità, di comunicazione e di responsabilità, qualità che sono di competenza dell’anima più che della tecnica ed è per questo che il prendersi cura dei nostri cari viene fatto da ognuno di noi, quando le circostanze ci chiamano, perché è più una questione di cuore che di preparazione. Se il farmaco è lo strumento più prezioso che il medico impiega nella cura della malattia, l’empatia è il segreto del prendersi cura della persona malata; alla guarigione, al ripristino dello stato di salute, si arriva per queste due vie, da percorrere insieme, perché l’attenzione medica è rivolta alla malattia, l’aver cura alla persona. Può apparire piuttosto complesso, e sotto certi aspetti lo è, sotto altri no, perché ci riescono i nostri animali da compagnia, che negli ospedali più moderni sono impiegati nei reparti di Pet Therapy: il vostro cane, il vostro gatto, si accorgono subito quando qualcosa non va. Vi guardano con quegli occhioni che dicono “ehi amico, lo vedo che stai male, ti va di parlarmi? Se non vuoi parlare restiamo in silenzio, mi metto qui ai piedi del letto e resto con te” (se pesano meno di dieci chili sul letto ci saltano sopra e da lì non li muovete più). Vi porterebbero un bicchiere di medicina se potessero, ma non possono, e restano lì, addolorati, preoccupati, spaventati, consapevoli di non poter far niente, neppure dirvi una parola di conforto, eppure restano inamovibili al vostro fianco, in quel precario equilibrio tra compassione amorevole e amorevole distacco. E voi li comprendete, forse non così bene come vi comprendono loro, ma li comprendete.
A chi desiderasse approfondire gli aspetti del prendersi cura, e ama la lettura, suggerisco ‘Le emozioni ferite’ di E. Borgia, Feltrinelli editore, che mi ha affascinata. Anche in rete si trovano molti contenuti validi: tra i tanti, ho apprezzato la chiarezza e la sensibilità degli interventi dei dottori Salvatore Giaquinto e Massimo Biondi e del filosofo Nicola Donti.
Silvia Fersini – Farmacista, Farmacia Comunale di Villastellone
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