I vantaggi della corsa
Un filo unisce corsa, benessere psicofisico e invecchiamento in salute
I dati raccolti dalla scienza sui modelli animali finora studiati, ci dicono che la corsa ha un effetto benefico sulla funzione dell’ippocampo, struttura chiave del cervello coinvolta nella regolazione di importanti attività cognitive come memoria, apprendimento, stress e umore.
La corsa, infatti, è l’esercizio fisico più efficace per stimolare le cellule staminali neurali, e quindi la produzione di nuovi neuroni dell’ippocampo.
Lo studio sulla corsa
Questi dati di ricerca di base acquistano un potenziale valore applicabile all’uomo, alla luce di recenti dimostrazioni che anche negli umani l’ippocampo presenta staminali neurali, e pertanto una produzione di nuovi neuroni nella vita adulta. Proprio la neurogenesi adulta nell’ippocampo umano è stata dimostrata grazie a un metodo in uso in archeologia: la datazione del carbonio-14 radioattivo.
I risultati di questo test confermano che l’ippocampo dell’uomo produce nuovi neuroni nel corso dell’intera vita, probabilmente anche in età avanzata. Questo dato, poiché indiretto è oggetto di opinioni contrastanti, ha bisogno di ulteriori approfondimenti ma, se confermato, aprirà nuove e interessanti prospettive terapeutiche.
I risultati
In generale, i risultati degli effetti della corsa sui parametri fisiologici e cognitivi nell’uomo, indicano che gli effetti riscontrati sui roditori sono in gran parte traslabili agli uomini. Al esempio, la corsa nell’uomo, oltre ad avere un importante ruolo nel contenere il tessuto adiposo, è un potente stimolatore di ormoni e dei fattori neurotrofici considerati modulatori della plasticità neurale. Inoltre, studi condotti su campioni rilevanti di popolazione indicano che le performance scolastiche di studenti che praticano sport in modo costante sono in media superiori rispetto a quelle dei sedentari. Questo dimostra come l’attività sportiva aerobica, non solo la corsa, siano pratiche fondamentali per preservare la abilità del nostro cervello. Abilità che si riducono in seguito a patologie neurodegenerative, o come conseguenza del normale processo di invecchiamento.
di Barbara Magnani e Paolo Peretto – tratto da numero 01, Farmacom_gen_feb_2020, pagina 29.
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